14 dicembre 2023

L’origine delle specie: l’intervista a Kim Bo-young

L’origine delle specie: l’intervista a Kim Bo-young a cura di Michele R. Serra su Radiotelevisione svizzera.

Ascolta l’intervista

Con Bong Joon-ho ho lavorato sulla bozza iniziale di Snowpiercer nel 2007, quindi è passato parecchio tempo. A quei tempi ero solo una giovane autrice che aveva scritto solo un pugno di racconti e nessuno mi conosceva, così quando lui mi chiamò per dirmi che aveva letto i miei lavori è stato doppiamente sorprendente, cioè pensavo fosse uno scherzo sinceramente. Al telefono gli ho detto per prima cosa che non sapevo niente di sceneggiature, niente riguardo al fare cinema, e per tutto il tempo ho temuto di fare qualcosa di sbagliato che mi avrebbe fatto perdere quell’occasione di lavorare con lui.

Lei è Kim Bo-young, una delle voci più nuove della fantascienza coreana e come avete potuto leggere in questo primo frammento è in qualche modo parte della cosiddetta “Hallyu”: parola che identifica la grande onda di cultura coreana che è riuscita a superare i confini della Corea appunto, e travolgere anche i mercati occidentali, perché uno dei più importanti rappresentati di questa ondata coreana è proprio Bong Joo-ho, regista che ha chiesto la collaborazione di Kim Bo-young quando lei era solo una giovane scrittrice di belle speranze (e devo dire che Bong Joo-ho ha avuto lo sguardo lungo a leggere questo primo di libro di Kim Bo-young tradotto in italiano che si chiama L’origine delle specie di add editore di Torino). Ecco è una raccolta di racconti e a leggere questi racconti appare chiarissimo che Kim Bo-young ha uno stile e uno sguardo davvero nuovo sulla fantascienza, sguardo che non è scontato perché sappiamo che nelle letterature di genere ci sono molti cliché. E certo anche questi racconti parlano di cose che più o meno conosciamo, futuri lontani, robot, realtà virtuale, però Kim Bo-young riesce a portare il discorso sempre in direzioni nuove ed è anche una teorica proprio del genere fantascientifico, cosa che dimostra molto bene nel brevissimo saggio che apre il libro e che paragona la fantascienza al seno delle donne e dice tra le altre cose “Io non ho scelto di avere un seno e non ho scelto deliberatamente di scrivere fantascienza, sono storie che sono venute alla luce in modo naturale per me e poi sono state classificate come fantascientifiche”. E allora nella nostra chiacchierata che abbiamo fatto a Milano, durante il suo tour italiano, siamo partiti proprio dalla fantascienza e del perché sentiva il bisogno di spiegare il suo approccio alla fantascienza proprio all’inizio del libro.
Diciamo che ha poco senso farsi tutti questi problemi sui generi poi, se devo dire, il saggio che apre il libro era originariamente destinato ai lettori coreani perché in Corea secondo me qualche anno fa c’era certa mancanza di comprensione riguardo alla fantascienza. Quello che volevo era sottolineare che, proprio come ogni uomo e ogni donna è diverso o diversa dagli altri, ci sono infiniti generi possibili di science fiction, credo sia un genere molto diverso dagli altri ma allo stesso tempo è abbastanza difficile chiarire i motivi di questa diversità perché come negli umani esistono grandi differenze ma ci sono anche molti elementi in comune. Io infatti ero un pò indecisa se pubblicare o meno questo saggio, poi mi ha convinto la professoressa Park Sun-young dell’università della California e dunque, eccolo qua.

Oltre al genere letterario nei racconti di Kim Bo-young sembra esserci sotto traccia anche una riflessione sui generi, nel senso però di maschile e femminile. Il libro si intitola L’origine delle specie e spesso nei racconti sembra che l’evoluzione porti proprio a un superamento del maschile e del femminile tramite la tecnologia e a volte tramite anche una specie di magia.
Non credo di poter dare una risposta esauriente al 100%: l’unica risposta che mi sento di dare è che penso molto spesso alle problematiche di genere ma devo ancora capire come potrebbero svilupparsi effettivamente nei miei racconti. La filosofa Donna Haraway ha scritto nel suo Manifesto cyborg che i cyborg sono una forma di esistenza che va oltre il genere. Anche i robot nei miei romanzi sono sempre asessuati e mi piacciono proprio per questo. Quando si immagina un robot, come diceva appunto Donna Haraway, si immagina un mondo in cui i confini di genere sono scomparsi. Tra l’altro la lingua coreana non ha il maschile e il femminile come le lingue romanze, quindi per noi è anche più facile scrivere di esseri asessuati. Ancora oggi mi chiedo come suoni la traduzione italiana della mia lingua coreana perché essendo due sistemi completamente diversi ero, ecco, molto curiosa di come sarebbe andata.

E a proposito differenze tra Europa e Corea viene spontaneo chiedere a Kim Bo-young se anche in Corea la maggior parte della letteratura sia realistica come da noi e non fantastica o fantascientifica. Ecco, Kim Bo-young su questo ha una risposta molto netta.
Anche in Corea il realismo domina nel mondo letterario. La Corea è fondamentalmente un paese confuciano e la caratteristica del confucianesimo è proprio il realismo, l’essere realisti. Il confucianesimo, ad esempio, non parla nemmeno dell’aldilà, proprio perché l’aldilà non rientra nel contesto del realismo. Questo è un punto abbastanza importante: è una tradizione anche piuttosto soffocante, mi piacerebbe scrivere molto più liberamente di quanto non faccia ora, ma credo che questo aspetto realista della mia cultura mi abbia portato verso un interesse per la fiction basata sulla scienza che è interessante ma che in qualche modo mi limita.

È assolutamente vero che c’è tanta scienza nella letteratura di Kim Bo-young, ma ci sono anche tanti momenti in cui in controluce si vede l’amore per due grandi autori del pop giapponese, del fumetto, dell’animazione, che sono Osama Tezuca e Hayao Miyazaki.
Penso che chiunque sarebbe fan di Tezuca e Hayao Miyazaki, basta leggere le loro storie! Chiaro che sono una fan di Tezuca e Hayao Miyazaki. Osama Tezuca pensa che la fantascienza contenga una grande ammirazione per la vita e anche un’ammirazione per quella che è la filosofia orientale buddista. Personalmente come autrice di science fiction, spero di aver scritto anch’io qualcosa di innovativo in questo senso, qualcosa che rifletta il mio essere coreana e vivere sotto la cultura confuciana e buddista insieme. Spero che questa caratteristica possa rendere le mie storie in qualche modo uniche, proprio come sono unici i capolavori di Osama Tezuca e Hayao Miyazaki.

Ma al di là del valore dei singoli racconti, secondo Kim Bo-young la fantascienza è di per sé un genere unico perché è fiction e perché soprattutto è un tipo di fiction diverso da tutti gli altri.
Vorrei dire qualcosa sulla finzione in generale, per prima cosa non penso che la finzione esista come mezzo per arrivare a qualcosa. Credo che sia qualcosa dì per sé. La finzione ci può dare quasi tutto, felicità, insegnamenti, ci dà senso. La vita ci mette davanti a domande difficili, come facciamo a dire che qualcosa esiste e perché? Per quale motivo esiste? Amo la fantascienza perché non guarda al passato o al presente come altri generi letterari ma guarda al futuro e immagina un nuovo mondo. Quindi il genere fantascientifico è un tipo di letteratura che crede che il mondo in cui viviamo non rimarrà così com’è adesso ma che migliorerà, continuerà e cambierà nel tempo.

Ecco, nonostante questa espressione apparentemente ottimista, i racconti contenuti in questa raccolta L’origine delle specie non sono particolarmente ottimisti: ce ne è uno per esempio intitolato Script in cui ci troviamo dentro un grande videogioco in realtà virtuale, una programmazione enorme, meravigliosa, ma imperfetta, piena di bug ed errori. Ecco, in generale, la tecnologia nei racconti di Kim Bo-young sembra destinata a sbagliare.
Beh, siamo sempre in qualche modo portati a pensare che tutto tenderà a funzionare sempre meglio ma in realtà nulla è mai funzionato bene nella Storia. Pensiamo al cambiamento climatico, alla distruzione della natura, ecco, in realtà il futuro ci appare più spesso come un mondo che non abbiamo ancora vissuto, ma che rischiamo di non vivere mai.

Non bisogna però pensare che L’origine delle specie sia un libro triste. Al contrario è pieno di ironia, anche se è un ironia sottile e probabilmente anche un pò diversa da quella occidentale, ma al di là delle differenze culturali, il significato che Kim Bo-young attribuisce all’ironia nella sua fantascienza, non è certo difficile da capire anche per noi che stiamo in un’altra parte di mondo.
L’ironia riesce a mostrare che il buon senso e la verità non devo essere dati per scontati. L’ironia ci ricorda che il mondo è complesso e che tutto ha bisogno di parecchia riflessione ma anche riflettendo molto è difficile arrivare alla verità. La fantascienza ci porta in mondi nuovi e attraverso l’ironia ci può mostrare lati nascosti del mondo, che facciamo fatica a vedere perché siamo sepolti nella realtà.

Qui potete trovare l’intervista di Radiotelevisione svizzera:
https://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/alice/%E2%80%9CL%E2%80%99evoluzione-delle-specie%E2%80%9D–2012930.html

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