24 febbraio 2016

Il sequel del Gioco della bottiglia – progetto didattico

– di Maria Rosaria Chirulli – IISS LEONARDO DA VINCI – Martina Franca
Il Gioco della bottiglia di Alessandra Di Pietro è stato adottato come testo didattico dall’IISS LEONARDO DA VINCI di Martina Franca (TA). A partire dal libro le studentesse e gli studenti hanno realizzato delle campagne pubblicitarie per la prevenzione del bere che saranno riunite in un ebook pubblicato da Streetlib con prefazione di Roberto Maragliano (docente di Tecnologie dell’Istruzione e dell’apprendimento all’Università di Roma Tre). La docente che ha progettato questo percorso, Maria Rosaria Chirulli, ci racconta l’esperienza.


Ho acquistato Il Gioco della bottiglia pochi giorni dopo la sua uscita di cui sono venuta a conoscenza grazie a Facebook. Il mio interesse si è acceso come madre, certamente, ma soprattutto come insegnante di un istituto professionale frequentato da adolescenti che non hanno mai nascosto la loro, “confidenza”, chiamiamola così, con l’alcol.

L’ho letto con attenzione e voracità al tempo stesso, facendo in modo tuttavia che la voracità non ne impedisse l’assimilazione profonda. Sono una lettrice convinta dello straordinario potere trasformativo della lettura, sia quando essa offre dati, informazioni utili per l’inesauribile processo della conoscenza e, quindi, della consapevolezza, sia quando, come accade con le ombre di una lanterna magica, permette di immaginare altri mondi e altre vite. Il saggio di Alessandra Di Pietro rientra nella prima categoria. L’autrice non è una moralizzatrice. È una donna, una madre, una giornalista lucida che dialoga, si confronta, vuole capire e far capire la complessità di un fenomeno attraverso una dettagliatissima analisi e il confronto fra più voci. Con Il Gioco della bottiglia ha reso una lettura obiettiva dei dati sull’alcolismo fra i giovani, un fenomeno che (stando alle cifre riportate nel testo) sta calando, sebbene di strada ne resti da percorrere e sebbene il percepito sia il contrario: che gli adolescenti dei giorni nostri bevano molto più rispetto al passato.

Locandina realizzata da Stefania Giacobelli, Quinta V –Tecnico dei Servizi Commerciali e della Pubblicità
Locandina realizzata da Stefania Giacobelli, Quinta V –Tecnico dei Servizi Commerciali e della Pubblicità

A lettura finita:

Ecco – mi sono detta – questo libro offre a insegnanti, genitori, studenti, quella spinta per capire senza giudicare e liberarsi dagli stereotipi.

In particolare c’è stato un passaggio che mi ha colpito, probabilmente in quanto insegnante che si pone in ascolto delle proprie studentesse e studenti. Il passaggio è il seguente:

Sono sempre i ragazzi a offrire gli strumenti migliori della prevenzione. Con molta lucidità , constatano che se un coetaneo esagera, smette se a dirglielo sono i suoi pari e non i suoi genitori (l’educazione peer to peer ). Senza esonerare gli adulti…. Dunque è importante che circolino informazioni sul bere (possibilmente non terroristiche) ma con la consapevolezza che l’informazione da sola non previene le sperimentazioni e gli eccessi.

Intrecciando la mia riflessione e le parole di Alessandra Di Pietro ho deciso che avrei fatto del suo saggio un uso didattico, costruendo intorno a esso un percorso con le mie classi, un’esperienza innanzitutto di lettura individuale e condivisa ma soprattutto un’esperienza di ascolto e dialogo sia con il testo che all’interno delle classi.

Prof. questo sì che è un libro vero!

è stata l’esclamazione a caldo di Valentina, una quindicenne alla quale avevo passato la mia copia del libro, in attesa che arrivassero le altre copie ordinate per avviare e portare a termine il mio progetto.

Perché dici questo? – le ho chiesto.

Perché è proprio così, prof. Qui dentro ci siamo noi. Io mi sono ritrovata perfettamente.

L’entusiasmo di Valentina mi ha rafforzato nel mio proposito didattico, anzi, mi ha offerto nuovi spunti: non solo avrei fatto leggere in tutte le mie classi Il Gioco della bottiglia, ma dopo il confronto, il dibattito, avrei ideato un percorso di scrittura. Detto in parole semplici avrei predisposto una traccia per un compito in classe. Così è stato. Questa la traccia:

Dopo aver letto il saggio Il Gioco della bottiglia di Alessandra Di Pietro, cimentati nella produzione di un tuo testo che affronti il tema “adolescenti e alcol”. Puoi scegliere la forma che ti è più congeniale: dall’intervista, al saggio breve; dal racconto verosimile all’autobiografia. Utilizza un registro espressivo diretto ed efficace. Ipotizzando che il tuo contributo possa dar vita al sequel de Il Gioco della bottiglia, fai in modo che le tue riflessioni siano sincere e originali, per arricchire di nuovi spunti il saggio e offrire ulteriori spunti al dibattito sul tema in oggetto.

La risposta delle ragazze dei ragazzi è stata sorprendente: tutti hanno accolto con spirito costruttivo la produzione che li avrebbe impegnati, hanno scritto, raccontandosi “senza veli” e censure, perché avevano compreso che nessuna delle loro riflessioni sarebbe stata giudicata moralisticamente. Insegnando in una tipologia di scuola (un istituto professionale nell’indirizzo comunicazione pubblicitaria) nella quale la pratica didattica è prevalentemente di tipo laboratoriale, in quanto l’utenza è caratterizzata da debole motivazione e carenza di strumenti cognitivi di base, ho voluto dare al percorso un taglio interdisciplinare, coinvolgendo la collega di Grafica Pubblicitaria, la quale ha ideato e fatto realizzare una vera e propria campagna pubblicitaria di prevenzione all’abuso di alcol tra gli adolescenti. Pertanto un gruppo di ragazze e ragazzi ha creato una serie di locandine a tema, sempre ispirate al “Gioco della bottiglia”. Tutte le produzioni, sia scritte che grafiche, sono state condivise nelle classi, divenendo oggetto di ulteriore confronto, per questa ragione si è pensato, come scuola, di metterle insieme in un ebook che possa documentare non solo il percorso didattico, lasciando così traccia dell’esperienza, ma soprattutto dimostrare l’utilità e l’efficacia di un testo, in questo caso Il Gioco della bottiglia di Alessandra Di Pietro che, affrontando con onestà intellettuale e competenza il fenomeno dell’alcol fra i giovani, si trasforma in azione costruttiva, consapevole e responsabile.

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