10 novembre 2015

Come può uno scoglio, arginare il mare – reportage da Villa Castelli

– di Alessandra Di Pietro – tratto da Il gioco della bottiglia

Villa Castelli, provincia di Brindisi, Puglia, novemila abitanti, trenta luoghi di ritrovo tra caffetterie, pub, enoteche, zero cinema. Lo struscio succede lungo una strada di duecento metri che sbuca su una piazza, ma poco prima sulla sinistra devia su un bellissimo ponte di pietra affacciato sulla gravina piena di piante. È stato appena rimesso a posto e qui su questo passatoio, un po’ più discreto del corso, i ragazzi e le ragazze si guardano, si piacciono, si innamorano. La discoteca più vicina è a Grottaglie, cinque chilometri, ci vai se hai la macchina o gli amici più grandi ti portano, sennò resti a Villa e puoi andare ai club che «poi sono garage attrezzati con una stufa, ci portano le birre e fanno il tuzz che vuol dire musica elettronica, ballano mi dicono, ma poi a farmelo spiegare bene vuol dire che cozzano uno contro l’altro, fino all’estasi. E poi vomitano».

Antonia Guarini, psicoterapeuta, lavora al consultorio di Ceglie Messapica da 25 anni. Il mercoledì si sposta al consultorio familiare di Villa Castelli e lì con l’assistente sociale e la ginecologa svolge incontri con i ragazzi di terza media, per parlare di prevenzione e contraccezione. Da alcuni anni ha attivato uno sportello di aiuto psicologico alla scuola media Dante Alighieri, l’unica del paese. Ogni mercoledì con la sua utilitaria percorre le strade che collegano i paesi, macinando in media settanta chilometri, lo fa per un mestiere tenuto in piedi da una profonda passione personale, etica, politica e femminista. Gli alunni e le alunne vanno da Antonia più di quando facessero i loro genitori: «Si autorizzano a chiedere aiuto da soli, non sono mandati dalla famiglia né dalla scuola, ed è un segno di maturità».

L’età media del paese è di 40 anni, ci si sposa giovani e si diventa genitori prima della media nazionale, Guarini ha visto passare sotto i suoi occhi un paio di generazioni. È lei a tessere la relazione esclusiva tra questo libro, la scuola media, il preside Luca Di Presa, i docenti e gli alunni e le alunne organizzando un questionario anonimo per scoprire il rapporto ordinario e straordinario dei ragazzi con l’alcol, dove comincia, quando e come continua. Il team scolastico ha garantito l’anonimato e in cambio ha chiesto sincerità.

E ora, in questa mattina d’inverno assolata, sono qui con lei, nella luminosa stanza del preside, intorno a un grande tavolo ovale per leggere insieme che cosa hanno scritto i ragazzi sul questionario e se ci hanno detto qualcosa che fino a oggi non sapevamo. Così è stato.

Abbiamo scoperto che su 274 ragazzi dai 12 ai 14 anni (più due di 15), 151 hanno già bevuto, birra o vino, 113 lo fanno ogni giorno, un bicchiere di solito, al bar o a casa.

La professoressa di matematica Mery Conserva, che ha guidato la classe di prima media a rispondere, ci raggiunge al tavolo ovale e ci racconta: «Più volte ho letto nel questionario che “è stato il nonnino a farmi bere il primo goccetto”. Qui è tradizione, succede che l’anziano abituato a bere a tavola ti faccia assaggiare un sorso, magari con le pesche in estate. E sia chiaro, nessuno pensa che sia un male, fa buon sangue, semmai. Solo in tre questionari ho letto una frequenza con l’alcol che mi ha messo in allarme. Essendo anonimo non so chi siano, ma temo si tratti di tre dei piccoli che escono con altri più grandi».

Nell’Istituto ci sono studenti che spiccano per comportamenti rumorosi oppure silenziosi, che li fanno individuare come «a rischio». A loro il preside Luca Di Presa dedicherà un tempo supplementare di cura e chissà dove lo trova visto che, dentro questa scuola – che assomiglia a tutte le altre d’Italia ma è curata e tutto sommato ben messa rispetto alla media nazionale – ci sta sempre, ogni giorno, dalla mattina alla sera. I suoi alunni li conosce uno per uno, così i loro genitori. Prima di essere un preside (incaricato dal 2005) stimato e ben voluto, è stato il professore di educazione fisica, e ora coordina l’intera area scolastica – materna, elementare, media: «Sto qui dal 1983. Trent’anni fa Villa Castelli era un paese agricolo, davvero modesto, ma le nuove generazioni hanno fatto frutto e tesoro dei sacrifici dei loro genitori. Sono stati fatti molti passi in avanti e, per esempio, non c’è dispersione scolastica. La scuola qui è l’unico centro di aggregazione e l’unico soggetto formativo, ecco perché cerchiamo di coinvolgere anche i genitori in attività extrascolastiche: finora senza successo, ma non demordo».


Alessandra Di Pietro mercoledì 11 novembre 2015sarà a Villa Castelli
dove incontrerà Vincenzo Sparviero, Capo redattore “La Gazzetta del Mezzogiorno” e Antonia Guerini, psicoterapeuta.
Maggiori informazioni sull’incontro a questo link.

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