16 marzo 2018

Cassette – Andrea Schiavon

Dovete sapere che la creazione di una grande compilation, così come una separazione,
richiede più fatica di quanto sembri. Devi iniziare alla grande, catturare l’attenzione!
Allo stesso livello metti il secondo brano, e poi devi risparmiare cartucce inserendo brani di minore intensità.
Eh… sono tante le regole.
Comunque… ho iniziato a pensare a una cassetta per Laura.
Conosco i suoi gusti e cercherò di farla felice.
E per la prima volta, so di poterci riuscir
e.
Rob Gordon, protagonista di Alta Fedeltà
(Nick Hornby, Guanda 1995)


Cassette
 è la rubrica di Spazio B in cui i nostri autori si mettono davanti allo scaffale dei dischi e scelgono dieci pezzi per una compilation ideale.
Questo è il turno di Andrea Schiavon, che per add ha scritto nella collana Incendi Don Milani. Lettere per timidi e disobbedienti.
L’illustrazione di copertina è firmata da Susanna Galfrè, studentessa al secondo anno di IED a Torino.

Le prime cassette le ho registrate usando uno Sharp che io e mio fratello avevamo chiesto come regalo per la prima comunione.
Da allora, la comunione è divenuta un ricordo e le cassette si sono convertite in playlist.
Questa è una raccolta di canzoni per timidi e disobbedienti. Songs for unruly and shy people, se volessimo darci un tono in inglese. O, semplicemente, Unruly & Shy.

Lato A

Ben Harper – Glory & Consequence
(da Live From Mars, 2001)
Se fossi costretto a scegliere, ascolterei solo dischi live. Mi piacciono (anche) perché amo immaginare i volti e le emozioni delle persone che si sentono urlare in sottofondo. Cos’hanno fatto poi quella sera? Se lo ricordano ancora quel concerto?
E il testo di Glory & Consequence continua a riecheggiare nelle loro teste?

Sharon Jones & The Dap-Kings – This Land Is Your Land
(da Naturally, 2005)
Così comincia Up in The Air, film più che attuale in questi anni di lavori e affetti precari. La voce di Sharon Jones accompagna i titoli di testa, prima che sullo schermo compaia la faccia di George Clooney. E le parole di Woody Guthrie sono rivolte a tutti noi.

Eddie Vedder – Society
(da Into The Wild -Music for the motion picture, 2007)
Questo disco l’ho fatto risuonare in una stanza d’ospedale in cui eravamo rimasti piacevolmente soli io e mia moglie, mentre aspettavamo che nostra figlia nascesse.
Mi piace pensare che la voce di Eddie Vedder, così accogliente, abbia convinto Olivia a venirci a conoscere.

Curtis Mayfield – Move On Up. Extended Version
(da Curtis, 1970)
Ho scoperto Move On Up ascoltando un live degli Style Council. Da allora (ed è passata almeno una ventina d’anni) mi accompagna a intervalli irregolari. Come un farmaco, è una canzone da assumere al bisogno.
Se ti devi scuotere, se è il momento di agire, se non puoi più restare a guardare: Move On Up.

Johnny Cash – Hurt
(da American IV: The Man Comes Around, 2002)
Il primo disco che ho acquistato di Johnny Cash è stato la registrazione di un suo concerto del 1968 all’interno del carcere di Folsom, nella contea di Sacramento. La sua Cocaine Blues l’ho poi risentita dentro un bar a New York, dalle parti di Washington Square, quando una cover band mi ha sorpreso mettendola in scaletta, mentre in tv davano le World Series di baseball.
Se però devo scegliere una canzone, dico: Hurt. Sarà pure dei Nine Inch Nails, ma la versione di Cash è l’unica che conta per me.

Lato B

Fabrizio De André – Un giudice (live)
(da Arrangiamenti PFM, 1979)
Non ho deciso di studiare giurisprudenza travolto dall’emozione per le morti di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rosario Livatino, anche se uomini e donne come loro mi hanno portato ad avere un’alta considerazione della magistratura. Sull’altro piatto di quella bilancia chiamata giustizia c’è Fabrizio De André, che mi fa riflettere su quanto siano umani e fallibili anche i giudici.

Pierangelo Bertoli – L’autobus
(da A muso duro, 1980)
«Intanto Paolo VI non c’è più/È morto Berlinguer/Qualcuno ha l’Aids/Qualcuno il pre/Qualcuno è post/Senza essere mai stato niente» cantavano i CCCP in Svegliami.
Quando Bertoli scriveva L’autobus, Berlinguer era in buona salute e Roberto Benigni gli voleva bene. Di bus come questo però c’è sempre bisogno. E sull’autobus di Bertoli pure Rosa Parks salirebbe volentieri.

Rino Gaetano – Spendi spandi effendi
(da Aida, 1977)
L’atto più rivoluzionario che mi sono concesso (sinora) nella mia vita è stato non comprare un’automobile. Non è molto, ma è un esercizio di rivoluzione che pratico ogni giorno: pedalo felice e spero di continuare a farlo ancora a lungo. Con Rino Gaetano ad accompagnarmi nel mio pendolarismo urbano.

Vinicio Capossela – Con una rosa 
(da Canzoni a manovella, 2000)
A saperle trovare, le parole sono piene di sfumature: una tavolozza a disposizione dei timidi. Visto che non so disegnare, ho sempre cercato di arrangiarmi scandagliando le profondità del vocabolario. E mentre cerchi, di parola in parola, scavi dentro te stesso.

Francesco De Gregori – Bufalo Bill
(da Bufalo Bill, 1976)
Se dovessi esprimere un ultimo desiderio senza importanza, vorrei un paio di baffi alla Buffalo Bill. Anche in questo caso non mancano le versioni live, tra i tanti dischi dal vivo di De Gregori: quella che preferisco, sta dentro Catcher In The Sky.

Bonus Track

The Smiths – Ask
(da Louder Than Bombs, 1987)
Dieci canzoni e non più di dieci, questa era la regola. Poi Enea mi richiama e mi dice: «…ma non hai messo gli Smiths…».
Eccoli!
Perché tutti abbiamo avuto una ragazza lussemburghese dai denti sporgenti, cui abbiamo scritto versi spaventosi.

Andrea Schiavon è nato a Padova nel 1974 ed è un giornalista di Tuttosport.
Laureato in giurisprudenza, ha iniziato a scrivere da freelance per Il Mattino di Padova, ha lavorato nelle redazioni della Gazzetta dello Sport, della Stampa e collabora con il mensile Correre.
Con il libro Cinque cerchi e una stella ha vinto il Premio Bancarella Sport 2013.

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